SEO: 18 domande e risposte che potrebbero esserti utili

Di seguito riporto le domande più comuni sulla SEO e su alcuni aspetti particolari di Google. Dopo 10 anni di consulenze, queste sono le domande, i dubbi e le perplessità che mi hanno proposto clienti vecchi e nuovi.

Che significa fare SEO?

Significa ottimizzare un sito per i motori di ricerca, quindi Google (e se capita anche Bing e gli altri): l’obiettivo primario è quello di trovare traffico qualificato al nostro sito, dove qualificato implica da subito priorità alla qualità (e non troppo alla quantità). Ad oggi è una delle attività basilari per chi faccia affari con il web, a cominciare dal content marketing a finire alla vendita di prodotti e servizi.

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Quali libri posso leggere per imparare meglio l’argomento?

Quelli che ho consigliato qui. Ovviamente alla teoria, in questi casi, è sempre indispensabile aggiungere una buona dose di pratica, e affiancarvi un bel po’ di buonsenso.

Il PageRank è importante per la SEO?

No. Qualsiasi domanda inerente il PageRank o PR di Google dovrebbe ricevere questa risposta: no, non è costruttivo considerarlo in un’attività SEO seria, per quanto sia stato un indice fondamentale in passato (e per quanto ancora oggi ci si ostini ad utilizzarlo). Lo ha chiarito un post del 2011 (non esattamente l’altro ieri, insomma) dal blog ufficiale di Google, dal titolo “Beyond PageRank: Graduating to actionable metrics” (fonte), che scrive testualmente:

the Webmaster Central team has been telling webmasters for years that they shouldn’t focus so much on PageRank as a metric for representing the success of one’s website

Il fatto che sia l’indice più famoso di Google non vuol dire, in altri termini, che sia il più utile alle attività SEO: la link building basata solo sul PR è un’attività compulsiva che tende, peraltro, a far perdere di vista molti altri aspetti fondamentali per siti web di qualità. Ovvio che poi si può tenerlo in considerazione, ma basare un’attività SEO solo sul PageRank ha senso quanto valutare la velocità di un’auto in base al suo colore. Misurarlo in modo compulsivo è un modo riduttivo, oltre che molto fuorviante, di fare questa attività (si veda anche questo articolo del TagliaBlog).

OK la SEO, ma noi dobbiamo scrivere bene in italiano: siamo una casa editrice

Obiezione corretta, in questo caso specifico (una nota casa editrice italiana che, durante una mia consulenza SEO, giustamente non gradiva il keyword stuffing): avevano, ed hanno ragione. Non esiste un vero e proprio stile di “scrittura SEO”, per quanto l’equilibrio vero consista nel saper distribuire le parole chiave nelle pagine del sito senza snaturarlo, renderlo illegibile o peggio ancora ridicolo. Il SEO copywriting ovviamente ha un senso ed una legittimità, ma mettersi a scrivere male o per i motori di ricerca è ridicolo: sono gli utenti che producono lead, conversioni, click e vendite, ed è per loro che bisogna scrivere.

Ovviamente queste considerazioni smettono di valere per i settore più borderline, o se il budget o la strategia permette ed è tollerante sui rischi (nel caso specifico da me citato, non lo erano).

Cosa si fa per fare SEO?

Tantissime cose (e dipende sempre dal settore: siti diversi hanno necessità diverse), ma essenzialmente 1) ottimizzazione on site (link interni, title e meta description, ma anche testi se necessario) e 2) off site (link esterni, cioè farsi linkare da altri siti senza passare per spammoni: forum, guest post, vendita di link, social news, link richiesti via email, Wikipedia, …).

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L’abilità del SEO, in fondo, è quella di riuscire ad effettuare queste attività senza perdere la propria dignità 😀

Devo mettere le meta-keyword nel mio sito?

No. Il tag meta keyword non viene elencato tra quelli riconosciuti da Google (fonte), e nel webmaster blog ufficiale fin dal 2007 questo particolare elemento viene ufficialmente dichiarato come “ignorato” da Mueller (per la verità non nel post, bensì “sepolto” nei commenti). Preoccuparsi di queste cose oggi significa avere una visione ingenua, fuori bersaglio – o comunque non avere di meglio a che pensare per il bene del proprio sito; ovviamente sarete sempre liberi di spendere il vostro tempo su questa attività, per via dell’incontrastabile fascino delle modifiche “meccaniche” ed intuitive agli elementi del vostro sito.

Meglio pochi backlink ma buoni, o tanti senza badare alla qualità?

L’ideale sono tanti backlink di qualità 😀

In generale non esistono metriche quantitative credibili in tal senso: la mia impressione è che il “pochi ma buoni” funzioni meglio anche nei casi più critici, ma non è possibile provarlo in modo assoluto. In genere visto che non si hanno gli strumenti per misurare la cosa, non avrebbe neanche senso parlare di link building in questi termini.

La SEO è morta?

No. Ciclicamente viene fatta circolare questa idea, che in realtà non è che una tecnica sfruttatissima negli Stati Uniti per acchiappare click degli sprovveduti, da parte di persone con pochi scrupoli che cercano di monetizzare sul nulla. Nell’editoria digitale SEO, ed in particolare su blog e forum, vi è da sempre la tendenza a ipervalutare periodicamente un singolo aspetto, per cui ormai ci sono abituato e neanche ci faccio più caso. Ad esempio: bisogna pensare al PageRank, bisogna inserire le meta keyword, bisogna puntare alla qualità, bisogna calcolare la keyword density, ecc. Queste visioni sono, oltre che semplicistiche, errate perchè parziali, ed hanno l’enorme problema di creare false aspettative nei clienti (che piaccia o meno, ci leggono più spesso di quanto pensiamo).

Per cui no, la SEO non è morta perchè – come suggerisce Giorgio Taverniti “è un modo di vivere il web“. Se poi volete credere che lo sia, fate pure: nell’ambiente, del resto, stiamo già abbastanza stretti 🙂

La SEO garantisce la prima posizione su Google?

No, nè esiste modo di dare una garanzia del genere agli utenti; tuttavia una buona attività SEO potrebbe – con tempi e modi variabili – mettere in condizione il sito di ottimizzare conversioni, visite, iscrizioni ed impatto generale. Ottimizzare un sito, del resto, significa soprattutto metterlo nelle migliori condizioni di rispondere allo scopo per cui è stato realizzato: il buon posizionamento, pertanto, verrà come conseguenza.

Vale la pena di farla?! / Mi sembra tempo perso! / Se non mi garantisci la prima posizione non mi interessa

Dipende. Un’attività SEO non è MAI tempo perso, ovviamente se fatta bene e se ha senso farla sul quel sito (nel 50% dei casi di mia conoscenza, per inciso, non ne ha: a cosa ottimizzo a fare se il proprietario del sito non ha idea di come farci business?) e se viene inquadrata all’interno di uno o più obiettivi da raggiungere, che possono essere quantitativi (arrivare a 100.000 iscritti al mio sito), qualitativi (prendere traffico qualificato), o – molto più brutalmente – legato a esigenze monetarie (vendere tanto). La SEO fallisce, normalmente, anche se viene fatta correttamente, ad esempio se il modello di business del sito è scadente o inesistente, se al consulente non vengono lasciate le mani libere (un caso più comune di quanto non si creda: certi clienti devono fare i conti con se stessi e con i propri ego smisurati, prima che con Google e noi consulenti), se il consulente è in malafede (capita anche questo) o se il business plan del sito non è tenuto nella giusta considerazione.

Molta concorrenza tende ad auto-eliminarsi, ad oggi, proprio in base all’assunto del “cugino dell’amico” che sostiene sia “tempo perso”: buon per noi, anche qui 🙂 .

Qual’è l’elemento “tecnico” che influisce di più sul posizionamento di un sito?

Ci sono due ipotesi plausibili: 1) il numero di rinoceronti che leggono ebook, 2) la distribuzione delle anchor text in ingresso al vostro sito: un parametro difficile da gestire ed altrettanto dispendioso da misurare (e che il webmaster tools non mostra, probabilmente non a caso), e che potete determinare mediante numerosi tool SEO (quasi tutti a pagamento, o in prova gratuita limitata). Il punto cruciale sulla link building da tenere a mente, tuttavia, è che si tratta di un’attività che va effettuata con tempi e modi moderati, che è per sua natura rischiosa e che, entro certi limiti, fa parte del gioco: a maggiori rischi, come in altre attività, possono corrispondere maggiori perdite (o maggiori guadagni).

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Attenzione perchè, in ogni caso, la SEO non è solo tecnica applicata, perchè comunque richiede la conoscenza delle dinamiche interne del settore a cui appartiene il sito: per fare un po’ di esempi, per gli ecommerce la link building è spesso proibitiva, per i blog è molto più facile, le pagine divulgative sono facili da linkare mediante Wikipedia, le FAQ ben fatte ricevono spesso link naturali e così via.

Mi ha detto mio cugino” che bisogna fare la link building, è vero?

Viva tuo cugino! Un buon punto di partenza per capirci qualcosa è leggere qui.

Mi ha detto mio cugino” che Google non ama la link building… ma è vero?

Abbasso tuo cugino! In realtà la link building è il web per come lo conosciamo oggi, in qualche modo, per cui nulla di male a farla, se fatta con stile (senza perdere la dignità, come dicevo prima). C’era una risorsa ufficiale che fugava ogni dubbio in merito:

https://sites.google.com/site/webmasterhelpforum/it/it-posts/come-ottenere-link-di-qualita-che-rimandano-al-vostro-sito (copia funzionante del link: qui e qui)

fatta veramente bene, una delle poche guide di Google davvero tecniche ed esplicative. Attualmente non è più online, un vero peccato, anche perchè spiegava bene come fare una buona link building, al di là di quanto si possa demonizzare inutilmente. PS: dì a tuo cugino di uscire un po’, ogni tanto.

Mi ha detto mio cugino” che la link building è superata!

Dubito che potrà mai essere così, anche perchè il link è l’elemento fondante del web e, per quanto sia possibile che un giorno le cose cambino, ad oggi è l’unico modo perchè il web si possa definire tale e possa funzionare così come funziona. Chi scrive certe cose, come dicevo prima, ha capito quanto sia importante l’enfasi nel marketing, e per fare personal branding arriva a sostenere assurdità di ogni genere.

Mi ha detto mio cugino” che la SEO è superata!

Quasi certamente tuo cugino non si occupa di SEO e, se intuisco bene, lo dice perchè sta cercando di venderti una consulenza di altro tipo. Chiunque, ancora oggi scriva o sostenga che la SEO è morta, rientra in una delle seguenti possibilità:

  1. è un bravo marketer, abile nelle provocazioni e nel marketing a basso costo (vedi risposte precedente);
  2. si occupa di un settore in cui la SEO non ha senso (sì, ce ne sono);
  3. fa confusione in buonafede (raro, ma possibile);
  4. è ignorante (nel senso che ignora, ovviamente).

Cosa devo fare se il mio sito è stato penalizzato su Google?

Se la penalizzazione è notificata esplicitamente, devi togliere di mezzo ciò che da’ fastidio a Google (e che dovrebbe notificarti in modo più o meno chiaro: ad esempio, link in uscita a scopo manipolativo, o backlink da fonti scadenti).

Se invece non è notificata esplicitamente, devi controllare che sia davvero una penalizzazione di Google (suggerimento auto-critico: probabilmente non lo è, magari hai solo problemi di contenuti oppure alle persone non importa nulla del tuo sito perchè è noioso, poco utile, poco conveniente o scopiazzato); in caso lo sia, devi provvedere a rimuovere lo spam che ti sta danneggiando.

Quando è preferibile usare i link con attributo nofollow?

Sui link esterni al nostro sito, se sono di natura commerciale: classico esempio di link nofollow sono i link affiliati. In altri casi, lo zelo e la preoccupazione su questo attributo è eccessiva e, spesso, fuori luogo.

Nel dubbio, importare il nofollow di default su tutti i link esterni in uscita dovrebbe mettervi al riparo da eventuali penalizzazioni e/o problemi. Sui link interni (quelli del menù del vostro sito, ad esempio), per inciso, è del tutto irrilevante – ed è praticamente paranoico inserirlo: in teoria, se il sito è nuovo Google potrebbe non vedere nulla del vostro sito!

In una buona link building, per la cronaca, si tende a raggiungere un equilibrio (che non vuol dire per forza 50 e 50, anzi) di distribuzione tra link nofollow e link privi di nofollow (detto spesso dofollow).

Cosa devo fare se Google notifica che il mio sito è stato compromesso?

Devi restare calmo e seguire le istruzioni a questo link.

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Salvatore Capolupo

Ingegnere informatico dal 2006.